QUINTA: CAPPELLA MAGGIORE

 

E' dedicata al Santissimo Salvatore e reca lo stemma dei Canonici Regolari Renani costituito da un libro con l'Agnello.
Altare e ciborio in onice e pietre dure furono eseguiti su disegno di Camillo Ambrosi.

Una tavoletta dipinta, raffigurante il Signore con la Croce, opera di Guido Reni, fungeva da portella del Tabernacolo. La pittura, che ora si trova a Tolosa, rappresenta il Salvatore che, ritto in piedi, sostiene con la mano destra la Croce.
La ricca balaustra (1928) in marmi pregiati ed il pavimento in marmo cipollino apuano, furono disegnati dall'architetto Gino Saccenti.
Al centro dell'abside, sullo sfondo, in una raffinata cornice dorata, una tela grandiosa (cm. 500 x 300) raffigurante Il Salvatore (1620), troneggia al di sopra del coro.
L'opera fu disegnata da Guido Reni (Bologna 1575- 1642), che eseguì anche la testa e buona parte del panneggio e completata da Giovanni Francesco Gessi (Bologna 1588-1649) che aggiunse i due angeli che adorano Gesù.

Il Salvatore è raffigurato con veste rossa, un ginocchio leggermente piegato sulle nubi, la mano destra alzata a benedire; il viso è modellato con finezza, l'espressione dolce e serena. In una luce dorata, una schiera evanescente d'angeli fa da corona al soggetto sacro.
Nella cappella maggiore sono presenti altre opere pittoriche: le tele raffiguranti Davide, Isaia, Geremia e Zaccaria e, nuovamente, la storia del Crocifisso di Beirut raccontata in quattro quadri. Tutte queste opere furono realizzate fra il 1620 ed il 1623.
I quattro dipinti (olio su tela) sono frutto di un unico progetto di Giacomo Cavedone, che sicuramente realizzò i primi due (i profeti Davide e Isaia); gli altri sono opera di un autore a noi ignoto, sempre della stessa scuola.
In basso, i quattro dipinti, già ricordati, raffiguranti La Storia del Crocifisso di Beirut.
I pagamenti relativi a queste opere sono datati 20 febbraio 1622.

Da sinistra: Gli ebrei, seduti a mensa, che disputano sul Crocifisso di Beirut o Cena, di Giacomo Cavedone (olio su tela, 320x160, sono conservati i disegni preparatori).
In questo dipinto, l'ebreo invitato si accorge dell'Immagine di Gesù Cristo che è in casa dell'altro ebreo. Agli altri, mentre sono seduti a mensa e disputano sul Crocifisso, appare la Sacra Immagine.
Presso la tavola imbandita stanno due anziani: uno con mantello rosso e turbante bianco e in atto di alzarsi e di indicare ii Crocifisso apparso nel fondo, l'altro indossa veste gialla e berretto rosso cupo. Nel fondo quattro figure.
La prova del Sangue attribuibile allo stesso Cavedone (olio su tela, cm. 180 x 340).
Uno degli ebrei con turbante ha colpito il Crocifisso al costato, dal quale sgorga uno zampillo di sangue che si raccoglie entro un vaso. Vicino e inginocchiato un vecchio con veste blu, sopravveste gialla e turbante rosso.
Dietro si scorgono altre quattro figure.
Guarigioni e miracoli, attribuibile alla bottega del Cavedone (olio su tela, cm. 180 x 340).
Vicino al vaso del Sangue prezioso vi sono ammalati, storpi e sofferenti che implorano la guarigione: c'è un vecchio e un paralitico.
Il Battesimo degli Ebrei (olio su tela, cm. 300 x 120) di Francesco Brizio, (Bologna 1574 - 1625). Presso l'altare, a sinistra, ii Vescovo versa l'acqua lustrale sul capo di un vecchio ebreo inginocchiato ai suoi piedi; intorno molti chierici. A sinistra un gruppo di quattro vecchi ed una donna con bambino. Nel fondo una prospettiva architettonica.
 

 

Il Coro, in noce massiccio, e opera degli intagliatori Alfonso Castaldi e Giovanni Francesco Fuzzi (1620). E' composto di due ordini di scanni; nell'ordine superiore (31 scanni) ogni sedile è fiancheggiato da due colonnine scanalate che sorreggono un arco aggettante a pieno centro, il quale reca, nel mezzo, uno stemma a rilievo con mitria e pastorale. L’ordine inferiore e costituito da 22 scanni lisci. Sono presenti inoltre due portiere con rilievi. Sopra il coro corre un fregio di foglie d'acanto, a traforo, in legno più scuro. Opera molto elegante nelle linee fondamentali.
 
Nel transetto vi sono due organi: quello a destra e di Colonna - Dal Corno (1620), quello a sinistra è di Colonna e del Negrelli.

 


Sotto la cantoria a destra, in una cornice di stucco, e il famoso quadro (olio su legno) La Beata Vergine al tempio con S. Tommaso di Canterbury (1530 circa, cm. 180 x 140) di Girolamo da Treviso (1499-1549, ovvero 1508-1544).
L’opera era già presente nella chiesa vecchia dei Canonici; l'autore, nell'eseguirla, si ispirò al dipinto che era oggetto di devozione fin dal tempo in cui esisteva la cappella degli studenti inglesi.
II quadro raffigura, a destra, in piedi, S. Gioacchino, in veste rossa, e S. Anna, in veste nera e velo bianco; dietro sono visibili tre donne, di profilo; ancora a destra, in basso, e inginocchiato S. Tommaso Becket, Arcivescovo di Canterbury, con il piviale. Al centro, con ampia veste gialla e un cero in mano, e la Vergine in atto di salire una scala, alla cui sommità attendono, tra due colonne, tre sacerdoti.

 

L’ORGANO COLONNA - DAL CORNO DI S. SALVATORE

L’Organo in cornu Epistolae, collocato in tribuna, vicino alla sacrestia, fu costruito dai due famosi organari Vincenzo Colonna e Antonio Dal Corno
Colonna tra il 1620 e il 1621, come testimonia ii libro dei lavori e delle spese per la costruzione della Chiesa: "...lire 200 dati alli Mag.ci M∞ Vincenzo Colon(n)a et Antonio Da(l) Corno Mastri d'organi et q.ti à buò(n) co(n)to dell'organo nuovo, che hanno da fare nella chiesa nuova" (Arch. di Stato di Bologna, fondo demaniale).
Le numerose date, firme e frasi scritte su ogni parte dello strumento facilitano la ricostruzione della lunga storia che registra vari interventi e modifiche. Negli ultimi decenni l'organo restò muto e in condizioni precarie, ma per interessamento del Centro Culturale e Spirituale di S. Salvatore, i Canonici lo rimisero in condizioni di inondare le volte del sacro tempio con le sue dolci melodie.
Collocazione: nel transetto a destra dell'altare maggiore verso la sacrestia, a 8 metri dal pavimento. E' rivolto verso il popolo. Vi si accede dalla canonica.
Cassa e prospetto: frontespizio ligneo finemente intagliato e indorato, opera di Francesco de Martini, con motivi ornamentali solenni e struttura imponente, incassata nel muro.
Decorazione esterna e indoratura del prospetto: e opera di Nicolò Abbati. Nel sottofondo si vede, tramite le numerose incisioni e scritture l'antica tempera color blu.
Facciata di 25 canne del Principale, in stagno, originali, suddivise in tre campate a cuspide; labbro superiore "a mitriaî.
La tribuna lunga m. 5,70, profonda cm. 70. L’altezza del parapetto è poco più di un metro, munito di 7 pannelli lignei ornamentali di varie grandezze.
    
     Tastiera: unica, di 49 tasti (D01 - D05) realizzati in legno, quelli diatonici
     ricoperti di osso e i cromatici in ebano. Sotto la tastiera vi e un fregio ligneo con  volute. L’attuale tastiera, più piccola, risale al XIX secolo.
 

Pedaliera a leggio, di 18 tasti (DOl- RE2) uniti alla tastiera; aziona i primi 8 ventilabri del somiere maestro. Il tasto estremo di destra aziona il rollante. E' assemblata con materiale originale. Basseria: 8 canne basse + 4 del, rollante in accordo di SOL.
Registri: azionati da manette a movimento verticale, con incastro a destra, disposti in due file orizzontali, quattro nella prima fila e 8 nella fila sottostante, a destra della tastiera. Le 12 manette sono corredate di targhette in rilievo disposte su due file, fissate con chiodi a borchia sulla cassa. Cartellini a stampa, su due strati.
La composizione fonica: Principale, Ottava, Quintadecima, Decimanona,
Vigesimaseconda, Vigesimasesta. Trigesimaterza (ora sostituita dal registro viola soprani, di fattura tedesca), Flauto in ottava, Flauto in XII∞, Voce umana. Accessori: manetta per Rollante (o tuono), a incastro verticale, posta sotto i registri; manetta per mezzo forte. Comando a pedale per Tiratutti, collocato a destra della pedaliera, nella parte interna. Sono state rilevate tre combinazioni, due originali e una recente. Probabilmente inseriva il ripieno in tre parti: mezzo forte, forte, fortissimo. Il tremolo ha avuto varie modifiche; era inserito con una manetta che originariamente azionava alcune combinazioni; ora è azionato a pedale. Leggio fisso incastrato nella cassa; copri-tastiera in legno dell'epoca, mobile. Somiere maestro "a tiro" (53 canali e 57 ventilabri) con scorrimento a stecche costruito in legno di noce; le coperte fissate con spine in legno e guide in ottone passanti, la chiusura della parte sottostante è a tasselli. Il somiere parziale, è con un ventilabro e quattro canne per Rollante.
Crivello di cartone.
Catenacciatura originale, con numerazione antica.
Canne: in legno le prime 4 del Principale e 11 della pedaliera; in stagno quelle di facciata; in lega le interne. Quelle maggiori e della Voce Celeste sono in zinco. Corista : 445 vibrazioni.
Alimentazione: fornita di due mantici a cuneo, originali, con unica tavola di abete, muniti di stanghe e corde di canapa per l'azionamento manuale, sistemati in apposito locale, con due quadri di marmo per contrappeso. Elettro- ventilatore, con due condutture di legno; motore Marelli a cuscinetti, risalente agli anni 1950.

 
Locale annesso: ricavato nello spessore del muro maestro. Le fiancate e il soffitto della cassa armonica sono di muratura, mentre ii fondo e in canniccio intelaiato con tavole di abete; tutte le pareti sono in rosso minio pompeiano dell'epoca. La porticina di accesso, sul piano della terrazza della canonica, per-mette di accedere al piano inferiore (vano dell'elettroventilatore).
Restauri e modifiche: alcuni interventi interessano anche la parte fonica dell'organo. Hanno messo mano, oltre ai costruttori, ripetutamente: Francesco Traeri (a cavallo dei secoli XVII-XVIII), i fratelli Rasori di Bologna (1849), Adriano Verati (1899) che vi aggiunse il Rollante. A Carlo Farina (1947) e Vasco Battani (1951) sono imputabili la sostituzione di 5 canne originali in lega dell'Ottava con altre di zinco, della Trigesimaterza con la Voce Celeste. Nel 1951 il maestro Tagliavini scriveva: "Nella chiesa del SS. Salvatore e stata compiuta un'azione che oseremmo chiamare reato: interi registri di mutazione del meraviglioso organo secentesco sono stati indiscriminatamente asportati per cedere il posto a una "celeste" di pessima qualità oltre che superflua ed estranea al carattere dell'organo che già possedeva una toccante voce umana....".
Situazione attuale: il cattivo stato di conservazione, il pessimo funzionamento, il disagio per l' accesso, la difficile utilizzazione per accompagnare i canti liturgici, la necessita di un radicale restauro hanno indotto i Canonici a tralasciare l'uso del " re degli strumenti musicali " , in favore di un armonium collocato in coro.
Dopo un primo e affrettato intervento, nell'anno 1998, per ridare vita allo strumento, e stato avviato un intervento conservativo e di manutenzione straordinaria per la pulizia e accordatura dell'organo. Un vero e proprio restauro richiederà un approfondito studio delle variazioni e dei restauri effettuati lungo i secoli e sagge decisioni per ridare allo strumento una sua fisionomia definitiva, che sia la sintesi della sua identità storica.
Numerose sono, lungo i secoli, le documentazioni di Canonici organisti, compositori e musicisti (Artusi, Canali, Caprioli, Cavalieri, Clinio, Giachettini, Pesaro, Possenti, Scarselli, Serra, Ziani...) e valenti maestri di cappella (Grandi, Predieri, Ferrari, Gibelli...) o cantori in S. Salvatore.

L’acquasantiera, vicino alla porta laterale, scolpita in marmo bianco e rosso veronese, è cinquecentesca. La base è quadrangolare, il fusto di color bianco, ha forma di fuso ed è interamente scolpito con festoni di frutta, ovuli, uccellini che beccano grappoli, quattro testine d'angeli; la tazza, di rosso veronese, è decorata di palmette.